sabato 19 aprile 2014

#RecordStoreDay

Il mio rapporto col vinile è stato sin da subito sensoriale, fatto di tatto e di odorato con il tipico approccio bavoso dei bambini piccoli; probabilmente avrò anche azzardato un contatto di tipo gustativo, ma onestamente questo particolare ora mi sfugge.

Ricordo di aver avuto poco più di due anni ed un mangiadischi cicciotto di colore rosso. Questo oggetto, che molto probabilmente avevo ereditato da qualcuno, aveva un dorso bucherellato sulla cassa, nel quale spingevo le dita durante i primi ascolti forsennati.

I dischi dei miei e dei miei nonni erano una sorta di gioco che mi venne concesso presto, dandomi la possibilità di sviluppare preferenze ostinate fin da subito.
Nel mangiadischi rosso, in heavy rotation, la Carrà fuoreggiava con Fatalità (ti amo ti amo ti amo ti amo) e Tele Telefonarti. Non ho idea di chi avesse comprato quei dischi e perchè, ma sono stati indubbiamente la base. Fosse anche la base di un disagio. Insieme, qualche favola sempre su vinile e  lo Ska Chou Chou, un singolo di Cecchetto che in qualche modo piantava semi di Pop Corn nella mia giovane mente.



Crescendo un po' ma avendo comunque interi pomeriggi piovosi da impiegare in campagna, le mie selezioni dalla discoteca viravano dal giovane Modugno, alla versione Philippinian-surf di un classico di Wilma Goich ad opera dei Les Surf.



Impazzivo per Harry Belafonte, che in effetti era uno dei preferiti di mio nonno. Soprattutto Shake Senora. Quanti trenini improvvisati in solitaria, sul dance floor di cotto incerato della sala di nonna.

E poi la mia preferita di sempre, Caterina Valente.
L' elleppì che avevano i miei aveva una copertina fuxia sulla quale si stagliava lei, Caterina, a tutta figura, con questa acconciatura vaporosa talmente platinata da essere bianca. Mi sono interrogata tantissime volte sul perchè quella donna che non mi sembrava affatto vecchia avesse i capelli bianchi, ed ho concluso che doveva essere una sorta di eccezione, come per la fata Turchina, perchè una voce cristallina come quella della Valente è magica.


Nel bene o nel male questo è l'humus attraverso il quale ho imparato ad amare la musica, a carpirne i racconti e gli intrecci, immaginando storie tra i testi che riuscivo a comprendere. Devo ringraziare i miei per essere stati fruitori distratti, che poco peso davano alle collezioni. Io, vi prometto, non sarò altrettanto brava.