giovedì 15 maggio 2014

Golden Brown

Il mattino ha l'oro in bocca, e neppure lo usa.
E' un giostraio gitano.
Ma di sicuro non ride, perché immagina tutto quell'oro scivolare via come il formaggio dalla bocca del corvo.
Penso a tutte le mattine che ho perso mollemente.
Infondo non ne rimpiango neppure una, perché lo scintillare mattutino non l'ho mai capito.
Posso comprendere il gonfiore di tutte le parti di me, arruffate ed irritate per un altro sorgere di sole.
La lucentezza appartiene alla notte, mentre nel sole pieno rimane solo il contorno netto delle ombre.

Sei oro.

Se l'oro abita la bocca, deve di certo nascondersi nelle parole.
E di sicuro non in quelle mattutine, che sono incerte, riottose o impastate di sogni.

Che poi l'oro non si mangia.
E neppure le parole, che al massimo si inghiottono.
Ma trangugiare le parole è più pericoloso che trattenere uno starnuto.
Se ne potrebbe morire.

Le parole devono fluire.
Trovare la strada, scavare la gola e disperdersi.
Sciogliere le fila, srotolarsi, caracollare fuori dai denti.






domenica 11 maggio 2014

Chiedimi se sono felice

Chi l'ha detto che l'amore toglie la fame?

La felicità ingrassa. 
È piena, allarga il viso quando ridi, non viaggia mai sola.
La felicità è un momento che si moltiplica facendo ritorno.
È un pranzo in cui porti le pietanze migliori e ad attenderti trovi piatti ancora più buoni.

La felicità è un buffet a cui nessuno spinge per mangiare. Sono tutti educati, sorridono e ti chiedono anche se vuoi favorire per primo. 

Al rinfresco della felicità nessuno avanza con le mani a paletta per spazzare i vassoi; nessuno chiede un bis, un tris ed un quadris con la scusa di figli e nipotini; a nessuno sfiora il pensiero di riempirsi le tasche di polpette.

Al tavolo della felicità ci sono bambini: urlano, corrono, sono scomposti e sudaticci, ma per una volta non m'interessa. Li trovo carini.

Per ora, ho preso quasi due chili.