giovedì 15 maggio 2014

Golden Brown

Il mattino ha l'oro in bocca, e neppure lo usa.
E' un giostraio gitano.
Ma di sicuro non ride, perché immagina tutto quell'oro scivolare via come il formaggio dalla bocca del corvo.
Penso a tutte le mattine che ho perso mollemente.
Infondo non ne rimpiango neppure una, perché lo scintillare mattutino non l'ho mai capito.
Posso comprendere il gonfiore di tutte le parti di me, arruffate ed irritate per un altro sorgere di sole.
La lucentezza appartiene alla notte, mentre nel sole pieno rimane solo il contorno netto delle ombre.

Sei oro.

Se l'oro abita la bocca, deve di certo nascondersi nelle parole.
E di sicuro non in quelle mattutine, che sono incerte, riottose o impastate di sogni.

Che poi l'oro non si mangia.
E neppure le parole, che al massimo si inghiottono.
Ma trangugiare le parole è più pericoloso che trattenere uno starnuto.
Se ne potrebbe morire.

Le parole devono fluire.
Trovare la strada, scavare la gola e disperdersi.
Sciogliere le fila, srotolarsi, caracollare fuori dai denti.






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