venerdì 31 gennaio 2014

Maria, chiudi quella cazzo di busta!

Sapevo che anche io avrei avuto i miei cinque minuti di celebrità.
Solo non pensavo in questo modo e per mano della Mari-ona nazionale.
Ma perchè Marì?
Odio i cani e pure te, e non ho mai fatto nulla per nasconderlo.
Su una cosa non ti posso dare torto...




ps: nessun cane è stato maltrattato per realizzare questo fotomontaggio.
pps: non è vero che odio i cani.
ppps: anche queste sono saKisfactions.


lunedì 20 gennaio 2014

C'è crisi

Peggio della crisi nelle tasche c'è quella nel cervello.

E un numero sempre crescente di persone va a spasso portando sulla testa una boccia da pesce rosso piena solo di acqua e merda.
Il mio pensiero vola da chi pensa cose che non voleva intendere, chi intende ma poi precisa che si trattava solo di campeggio.
Raggiungo con questa mia chi non ha chiarezza di azione, pensiero, e sentimento.
Anche la dipartita richiede saluto.

Oppure semplicemente, fa niente.

PS: a proposito di pesci rossi, andate a farvi un giro su http://goldfishstories.tumblr.com/ a me migliora sempre la giornata.


venerdì 17 gennaio 2014

Re-Gift

Sono una professionista dell'accumulo.
Tendenzialmente, non me la  sento neppure di buttare quel blocchetto con ancora quattro pagine bianche, quel mozzicone di gomma che arriva dritto dalle elementari, quel moncherino di matita con i Popples sopra.

Figuriamoci se nella vita ho mai pensato di liberarmi di un dono neppure troppo apprezzato.
Ho sempre avuto la fobia che poi avrei dovuto dimostrare di possedere ancora il tremendo oggetto. Allora via, accatastare, tenere, conservare, neppure abitassi a Versailles.

Ci sono alcuni regali che arrivano non voluti, creano imbarazzo, stabiliscono legami laddove i legami non vorrebbero esserci. L' oggetto diventa incarnazione del mittente dal momento stesso dell'entrata in possesso; immaginate scaffali, librerie piene di temibili prendipolvere che vi osservano con occhi indagatori; il nido si riempie di zavorre con le quali sovrappensiero familiarizzamo, ma che sempre portano un'etichetta col nome sbagliato.

Non credevo potesse essere così liberatorio lasciarsi alle spalle regali malvoluti, invece è un'esperienza che dovreste provare tutti.
Avete un'occasione perfetta per farlo, domani, durante il re-gifting day. E non solo, la cosa potrebbe portarvi anche un congruo guadagno, perchè il mezzo attraverso il quale potete effettuare il riciclo del brutto regalo è e-bay.

Defenestrate le zavorre, che il volo è più leggero.


giovedì 16 gennaio 2014

I just don't know what to do with my...TETTE

Le tette sono uno degli elementi che più hanno influenzato la mia infanzia.
Mia madre non le aveva, ma io vivevo nella certezza che , a tempo debito, le mie si sarebbero palesate.
Inutile dire che la mia speranza fu vana.

La condizione di "tavola da surf" mi è sempre pesata. Specialmente perchè sono una tavola da surf con le spalle larghissime.
Mio padre, per sollevarmi il morale (infruttuosamente, peraltro) mi diceva sempre:
"a Giù, nun è che c'hai le tette piccole. E' che hai le spalle gradi: se sperdono!".

Alla fine però la ragione me la sono fatta, ma ad aiutarmi ad accettare la mia condizione bidimensionale ho avuto un grande supporto.
Lei, che oggi compie 40 anni e mi ha fatto capire che "sexy" e "asse da stiro" sono parole che possono coesistere nella stessa frase.

Auguri Kate, cento di questi giorni sregolati e piallati.




martedì 14 gennaio 2014

#CoglioneSi

Alla fine siamo tutti coglioni.
Oppure lo siamo anche dall'inizio, almeno da quando scegliamo il percorso di studi, sapendo di imbarcarci in un'avventura professionale che ci darà tanto e ci toglierà di più.
Un'impresa da armata Brancaleone, una proposta inaccettabile che non ci sentiamo di tradire neppure durante le feste comandate, neppure con la febbre a 39 all'una di notte.

Bisognerebbe forse avere meno orgoglio accettando o cercando qualcosa che non vada necessariamente per il verso “creativo”, ma quella è una vena che batte fortissima e a cercare di ignorarla ci si spegne.
Faccio più di un lavoro.
Collaboro con una radio ad una trasmissione culturale e pensavo fosse quello il mio hobby.
Ma da quando non ho la certezza di retribuzione per il lavoro che comunque svolgo regolarmente, ho pensato che se produci con professionalità o sei un volontario, o hai un hobby.
Ho deciso di ricominciare a lavorare "gratis" per cercare di creare una possibilità alla mia azienda.

La scelta risiede nel "lavoro a supporto della vita" vs "vita a supporto del lavoro".

Scegliendo la vita per lavorare saremo eternamente distanti dalla normalità, probabilmente afflitti da un tasso di ansia sopra i livelli di guardia,  euforici a tratti, dipendenti da caffeina e con un disturbo patologico dei ritmi sonno-veglia.

Scegliendo il lavoro per la vita ingrigiremo, forse avremo una famiglia, la creatività verrà a tirarci i piedi nel sonno e forse avrà un risvolto nelle ore di veglia, per i più bravi, quelli che saranno riusciti a non affogare negli strati più profondi del proprio subconscio l'arte dell'inventare.

Uno o l'altro lato del fungo di Alice.

Non so esattamente quale sia il bene.
Ho ancora bisogno di riflettere molto, ma la vena autodistruttiva che è propria dei nati sotto il mio stesso segno, non mi fa dormire serena.


Come colonna sonora a questo post potevo scegliere un pezzo di Povia (sei scemo) , ma poi non me la sono sentita.

lunedì 13 gennaio 2014

New shoes (la follia della donna)

Le scarpe sono una cosa fondamentale.
Sono il filtro ed il collante che ci lega direttamente al suolo, sono il mezzo attraverso il quale viaggiamo, non esiste un solo bel giorno da passare completamente scalzi nella vita.

E' incredibile come la scelta della calzatura sbagliata possa influenzare l'andamento della giornata: una scarpa stretta o scomoda provoca dolori feroci, un difetto od una rottura portano imbarazzo così come l'abbinamento sbagliato compromette anche l'abito più bello.

Le scarpe sono capi intimi, al pari della biancheria.

Le scarpe sono una metafora, quando si dice "due piedi in una scarpa" o "mettiti nei miei panni", che in inglese diventa "in my shoes", c'è tutto un mondo ed una condivisione strettissima di punti di vista che mal consideriamo ogni volta che sbaviamo rabbiose davanti alla vetrina di una pelletteria.

Dimmi che scarpe calzi e ti dirò chi sei.
Si, non sto esagerando, e vi assicuro che lo spirito di Carrie Bradshow non s'è impossessato di me.

Le scarpe si somigliano un po' tutte, eppure sono sottilmente diverse; basta una curva leggera, un angolo più squadrato o non armonioso a decretarne la scelta. Bisogna giudicarle con cura; pesare, accarezzare, valutare l'esterno e l'interno. Capire come questo capo sosterrà i nostri percorsi e se quel tacco sarà abbastanza forte da sorreggere le nostre giornate storte.

Gli uomini dovrebbero fare tantissima attenzione a cosa mettono ai piedi,  perchè l'occhio clinico del gentil sesso non dorme mai quando si tratta di cogliere il dettaglio.
Per questo una ginnica malconcia e sdrucita non ci acchiappa. E neppure la pedula tecnica, che all'80% dei casi, sarà ai piedi di un tipetto piuttsto nerd, perito forse, che l'accompagna ad un mazzo di chiavi enorme fissato al passante dei jeans con un antiestetico moschettone.

Se poi volessimo proiettarci nella bella stagione, allora ecco che l'orrore sarebbe servito.
Passeggiando in una località balneare, sovrappensiero, il male mi coglie; butto un occhio sull'asfalto rovente e vengo fucilata da un turbinio di dita disarmoniche che si aggrappano alle infradito, si sollevano, si trascinano impietosamente, zoccoli, sandaletti e tutto il campionario di amenità estive.

E qui mi sciolgo in un appello, cuore in mano, rivolto a tutti voi signori. Io vi prego. Vi supplico. Dite no al sandalo, usate con parsimonia l'infradito e non lasciatevi andare alle bierkenstock, cancro sociale.

Davvero, io non so con che occhi guardarvi.
Vi voglio bene, certo, ma parlando con voi so che lo stesso istinto che ti costringe a guardare in basso quando soffri di vertigini, mi porterà a puntare gli occhi sulle vostre estremità inferiori.

E se davvero fossi sfortunata, potrei sorprendermi nel constatare che -mondieu!- state indossando uno di quegli orribili ciavattoni con strappo in materiale plastico indefinito, che ancora non abbiamo eliminato pur considerandoci una società evoluta.

State pensando che io abbia scritto idiozie, lo so.
Se vi ostinerete a calzare oscenità, non dovrete lamentatevi se le vostre donne continueranno a fingere mal di testa.



mercoledì 8 gennaio 2014

None of your business

Ci sono svariate tipologie di persone.
C'è chi è altruista, chi è egocentrico, chi è generoso.
Ma una cosa accomuna tutti, da Pandora in poi: quell'istinto irrefrenabile, che porta curiosità anche nelle persone tendenzialmente moderate, nell'occuparsi degli altrui affari.
Non provate a negare, l'avete avuto tutti quel solletico, quel formicolio, quel desiderio sottile ma incessante di poter carpire l'informazione.
E' sempre fastidioso essere oggetto di questo tipo di attenzioni, anche perchè le insinuazioni arrivano sempre laterali, mai esplicite, e ci fiancheggiano ruvide come carta vetrata.

Chi si fa i cazzi suoi..
Ma chi si fa i cazzi suoi?

Mia nonna ha visto 102 primavere neppure troppo discrete, perciò ai detti popolari non ho mai dato  conto.

Credo che lottare contro la necessità di scambio di informazioni, parafrasando un poco, sia più infruttuoso che partire alla carica contro i mulini. E non potendo combattere il nemico, mi sono sempre divertita con la sete di sapere altrui; di storielle sul mio conto ne ho sentite alcune niente male. Alcune recensioni di me mi hanno decretata mangiauomini che se la tira in maniera antipatica.
Posso essere d'accordo sull'antipatia. Ma anche gli occhi altrui potranno essere miopi, no?

E poi, si sa, il telefono senza fili genera più mostri delle ombre nella notte.








martedì 7 gennaio 2014

We can always run to Hawaii

Potremmo scappare alle Hawaii.
Staremmo tutto il giorno sdraiati sulla spiaggia bianca. Probabilmente rimarrei con la testa infilata in qualche libro ad ascoltare musica dall'iPod, ma segretamente vorrei surfare. Mi sentirei invincibile scivolando sulle acque dell'Oceano Pacifico, ma la realtà è che praticamente non so nuotare, quindi sbircerei sognante da una panchina virtuale.
Peró potremmo bere cocktail ed avere fiori al collo tutto il tempo.
Ho già nelle narici profumi che ancora non conosco, mi si scalda la pelle ed il cuore al solo pensiero.

Potremmo scappare.
Potremmo andare lontanissimo.
Potremmo anche rimanere.

Alla fine le tue braccia e lo spazio che si crea nel mezzo sono il punto esatto in cui voglio sparire, lasciando fuori solo una matassa di capelli in confusione e tutti i pensieri che fanno rumore.



giovedì 2 gennaio 2014

Surfinia

Non voglio tracciare il solito bilancio.
Come sempre sono in ritardo rispetto ai tempi standard, chiunque scriva ha già salutato l'anno andato, elencato i buoni propositi, visitato statistiche e dipinto immagini per celebrare ed imbalsamare il 2013.

So solamente che gli ultimi dodici mesi sono stati un diagramma sul quale si sono allineati avvenimenti, definiti cambiamenti e grosse evoluzioni hanno preso forma.
Crescere non è mai indolore, le fibre si mettono in tensione per compiere un allungamento e tutto ne risente; c'è bisogno di fermarsi per fare ordine, stabilendo le priorità ed i propri bisogni, ed una volta ripartiti occorre farlo con ferma convinzione.

La parola alla quale voglio aggrapparmi con forza è movimento.
Possano le radici non essere ostacolo ma solo riferimento, che l'incertezza o la paura non cementifichino i piedi e che le scarpe siano comode per viaggiare.

Non credo esistano giorni, mesi o anni sfortunati.
Esiste la predisposizione per affrontare le situazioni al meglio, ed io punto tutto sulla proattività.

"Tutti aspettano la buona onda che ti porti su, tutti aspettano ma l'onda sei tu".