giovedì 8 gennaio 2015

Povero Charlie

Povero Charlie.

Povere matite con la mina spezzata, con la voce rotta, con le ginocchia sporche di vetro e sangue.
Poveri noi che restiamo con la voce altrettanto rotta.
Con la stupidità che ci scorre nelle orecchie, con gli occhi pieni di controsensi e clichè.

Rimbombano i golf anonimi di Salvini a cui tanti si stringeranno e a me si stringe il cuore a pensare a chi lo farà.
Quel che fa più rumore sono le bocche cucite, e il fatto che non sappiamo reagire ad una violenza così antica che vieta l'espressione.

Povero Charlie e poveri noi che rimaniamo quasi intonsi ma comunque impregnati di violenza. L'orrore entra sordo dalle immagini che non ci fanno più male, dai filmati di uccisioni inevitabili come i temporali primaverili.
Poveri noi che saltiamo da un lutto all'altro senza sapere dove convogliare la nostra sofferenza, senza sapere da cosa difenderci e quale nome dare alla nostra paura.

Povero Charlie e poveri noi, che alla fine scordiamo tutto.
Anche le tette di Belen offerte in omaggio votivo, che han fatto incazzare il web ma noi un po' di più.




lunedì 5 gennaio 2015

Shit detector

Ciclicamente incontro personaggi che riescono a convincermi della mia totale incapacità. E utilizzano una persuasione così sottile e materna che è praticamente impossibile mantenere qualcuna delle certezze faticosamente conquistate in trent'anni di vita. E' come un'ipnosi totale che mi culla e mi avvolge come un bozzolo dall'interno del quale divento imbranatissima e impacciata fin nel midollo.

Ok, l'autostima non è il mio forte.
Ma quando riprendo coscienza di me, mi ritrovo accartocciata come i ragni con le zampe lunghe colpiti dal getto d'acqua della doccia ormai prossimi ad un giro di giostra attraverso le tubature.

L'irragionevole dubbio mi tocca ad ogni rimostranza, allora ripercorro, analizzo e forse mi lascio convincere del torto compiuto. Ma è un lavoro stancante, un surriscaldamento di rotelle, un garbuglio nel quale non considero mai la malafede del pulpito da cui incessante arriva la predica.
Se avessi fatto una lista di buoni propositi, quest'anno mi regalerei il distacco e qualche punto fermo in più. Un cannocchiale da usare al contrario per allontanare le cose e vederle chiare, pur essendoci ancora terribilmente vicina.

La fiducia nel prossimo ed il sistematico dubbio su me stessa sono errori che compio sistematicamente e amo applicarlo scientificamente in tutte le micro e macro situazioni di tutti i giorni.
Così, nell'anno appena chiuso ho collezionato una bella quantità di pacchi, che essendo ancora in periodo natalizio potrebbero sembrare almeno ornamentali, invece no.

Ho creduto ciecamente alla buonafede di sconosciuti, come all'assoluta ragione di chi voleva per diritto mettermi i piedi in testa e difeso a spada tratta chi pretendeva ancora dopo aver già preso a piene mani.

Credo di non poter rinunciare alla fiducia che ripongo nel prossimo. Sono troppo empatica per sottrarmi al meccanismo di immedesimazione. Probabilmente mi manca "quella" rotella nel cervello. Allora forse mi servirebbe un rilevatore di stronzi.

L'immagino spigoloso, dal gusto retrò anni '80, con lancette e segnalatori acustici. Molto simile al rilevatore di attività psicocinetica di Egon ne "I Ghostbusters". Quelle antenne che non ho, luminose, iper-reattive  tutte tese ad ascoltre le profonde inclinazioni degli interlocutori.
Il mio rilevatore avrebbe range precisissimi in cui collocare le cinquanta sfumature di merda: dallo stronzetto al pezzo di merda, passando alla colata diarroica alla fece caprina. Nessuno capirebbe il perché di tanta attenzione ad uno scatolone del genere ed io gongolerei segretamente al comparire di ogni epiteto immaginale sul display a cristalli liquidi a pixel di 3 mm per lato.
Un rilevatore di stronzi. Il perfetto oggetto per un vivere più quieto condotto azzerando la dissipazione energetica.

Forse è presto per scrivere nuovamente a Babbo Natale, ma ci sto pensando seriamente.



giovedì 1 gennaio 2015

L'anno che verrà

Esiste uno strano motivo per il quale sul finire dell'anno si fa una conta di morti e feriti.
Si stilano classifiche, si prendono appunti, si ripassano gli ultimi 365 giorni per avere una esatta stima del quantitativo di merda accumulata sul parabrezza della vita.
C'è una sorta di accanimento tragicomico nel selezionare e rivivere tutti i "meno" degli ultimi tempi per capire fino a che punto possa spingersi l'autocommiserazione, salvo poi sbarazzarsi di una zavorra nemmeno troppo simbolica e brindare ammiccanti al #primoselfie2015.

Non sono immune a questa sindrome, io come tutti, in questi giorni ho rimuginato. Tra un malessere e l'altro, senza neppure arrivare al selfie che non avrei fatto comunque.
Mentre pensavo a perché gli anni che cominciano debbano essere migliori, sono stata colta da una ovvia considerazione.
La positività è un gesto semplice che dobbiamo a noi stessi.
Non c'è nulla di male nel pensare che le cose possano essere diverse e migliori. Ci si sente meglio e liberi dalle nuvole pesanti prodotte da un vortice di pensieri nefasti, pronti a partire e muovere le montagne.

Non è stato un anno leggero. Da qualsiasi punto cerchi di guardarlo, sono stati mesi complicati in cui ho dovuto scontrarmi con la crisi, il lavoro, la burocrazia e tutte quelle cose serie da telegiornale.
E' stato un ciclo concluso però. Ho -abbiamo- un foglio nuovo e pulito che merita di essere iniziato con la migliore delle grafie.
Questo è il mio augurio a tutti voi.
Abbiate il coraggio di scrivere ciò che volete, scegliendo le righe che volete. Disegnate al netto di strascichi e malumori. Leggete con occhi nuovi e ringraziate sempre.

Io, per concludere, voglio segnarmi qui le cose preziose che mi lascia in eredità l'anno che muore, dimenticando tutto il resto.


  1. Il cofanetto di Murakami che devo ancora iniziare
  2. Il tasto reset per le situazioni complicate, non sempre funziona ma è bello sapere di poterlo usare
  3. Tre lavori diversi, professionalità diverse, esperienze diverse
  4. Una squadra a cui appartenere e con cui fare l'impossibile, anche se per poco
  5. Un capo che entra nel cuore e rimane capo anche quando il lavoro insieme finisce
  6. Aiutare le persone, anche al prezzo di scoprire di aver preso granchi
  7. Ritrovare amici cari e sapere che gli anni mettono solo la polvere sul cuore, ma non cambiano le persone
  8. Rocco, non il mio gatto e neppure l'esperto di tuberi, il migliore che potessi desiderare 
  9. Un nuovo programma alla radio, nuovi progetti e nuove idee..e la giusta compagna di malefatte
  10. I miei amici e la mia famiglia: selezionatissimi portatori di grande valore.




Di questa non ho trovato il video, purtroppo.