lunedì 5 gennaio 2015

Shit detector

Ciclicamente incontro personaggi che riescono a convincermi della mia totale incapacità. E utilizzano una persuasione così sottile e materna che è praticamente impossibile mantenere qualcuna delle certezze faticosamente conquistate in trent'anni di vita. E' come un'ipnosi totale che mi culla e mi avvolge come un bozzolo dall'interno del quale divento imbranatissima e impacciata fin nel midollo.

Ok, l'autostima non è il mio forte.
Ma quando riprendo coscienza di me, mi ritrovo accartocciata come i ragni con le zampe lunghe colpiti dal getto d'acqua della doccia ormai prossimi ad un giro di giostra attraverso le tubature.

L'irragionevole dubbio mi tocca ad ogni rimostranza, allora ripercorro, analizzo e forse mi lascio convincere del torto compiuto. Ma è un lavoro stancante, un surriscaldamento di rotelle, un garbuglio nel quale non considero mai la malafede del pulpito da cui incessante arriva la predica.
Se avessi fatto una lista di buoni propositi, quest'anno mi regalerei il distacco e qualche punto fermo in più. Un cannocchiale da usare al contrario per allontanare le cose e vederle chiare, pur essendoci ancora terribilmente vicina.

La fiducia nel prossimo ed il sistematico dubbio su me stessa sono errori che compio sistematicamente e amo applicarlo scientificamente in tutte le micro e macro situazioni di tutti i giorni.
Così, nell'anno appena chiuso ho collezionato una bella quantità di pacchi, che essendo ancora in periodo natalizio potrebbero sembrare almeno ornamentali, invece no.

Ho creduto ciecamente alla buonafede di sconosciuti, come all'assoluta ragione di chi voleva per diritto mettermi i piedi in testa e difeso a spada tratta chi pretendeva ancora dopo aver già preso a piene mani.

Credo di non poter rinunciare alla fiducia che ripongo nel prossimo. Sono troppo empatica per sottrarmi al meccanismo di immedesimazione. Probabilmente mi manca "quella" rotella nel cervello. Allora forse mi servirebbe un rilevatore di stronzi.

L'immagino spigoloso, dal gusto retrò anni '80, con lancette e segnalatori acustici. Molto simile al rilevatore di attività psicocinetica di Egon ne "I Ghostbusters". Quelle antenne che non ho, luminose, iper-reattive  tutte tese ad ascoltre le profonde inclinazioni degli interlocutori.
Il mio rilevatore avrebbe range precisissimi in cui collocare le cinquanta sfumature di merda: dallo stronzetto al pezzo di merda, passando alla colata diarroica alla fece caprina. Nessuno capirebbe il perché di tanta attenzione ad uno scatolone del genere ed io gongolerei segretamente al comparire di ogni epiteto immaginale sul display a cristalli liquidi a pixel di 3 mm per lato.
Un rilevatore di stronzi. Il perfetto oggetto per un vivere più quieto condotto azzerando la dissipazione energetica.

Forse è presto per scrivere nuovamente a Babbo Natale, ma ci sto pensando seriamente.



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