martedì 30 settembre 2014

HANDS

Scrivo a due mani perché quattro non le ho.
Ho quattro occhi, ma neppure servono sempre.
Scriviamo qualcosa insieme, hai detto.
Ma come posso?

Una storia non la so inventare. So iniziarla, certo, ma quando ti concentri troppo sulle trame allora i fili si animano e prendono il sopravvento su tutti gli sviluppi che avevi ipotizzato.
Una storia no, che mi perdo tra i dialoghi e tutte le parole che avevo pensato non sono certa di averle soltanto scritte.

Esattamente.
Questo hai detto.

Le storie andranno come devono, io le filerò da qui e tu farai ciò che vuoi dal tuo altrove.
Mi piace essere il fuso che rende meno grezze le narrazioni. Mi piace pensare che quei gomitoli nascano da me o mi si strofinino accanto come zucchero filato.
Con due mani, le mie, che quattro ingombrano.
Quattro sono troppe sempre.
Io non so come si gestiscano due mani in più che si presentano al momento inopportuno.

Se non ci sei quando ti domando, e poi arrivi pretendendo non so quale sia lo spazio che ti spetta.
Non il mio foglio bianco, che è un dono prezioso e spaventoso insieme.
Sono sempre stata convinta che l'importante non sia avere tutti i dettagli chiari già prima di partire.
L'importante è poggiare la penna e imprimere il candore. Quella forza generatrice contiene il potenziale per innescare reazioni a catena.

Le mani sono solo mie, le storie anche e la pioggia di fogli la contemplo in pace.
E mi perdo a fantasticare sui nomi che intimamente raccontano il destino di chi li indossa ignaro.




Nessun commento:

Posta un commento