Persa nell'estate.
Quella pigra che non ha concesso nulla come una donna che promette.
Quella vera, cercata altrove.
L'estate dal mare blu come infinito.
L'estate che scalda dentro e fuori, secca la pelle e sa di sale.
Il sale deposita, disegnando arabeschi sulla pelle all'uscita dall'acqua, così come il ricordo del sale ne segna linee di taglio a pochi giorni dal rientro. Sono segni di rottura dai quali il mare si cancella, si alza con forza dall'epidermide e ci consegna all'autunno.
L'estate è un periodo di indeterminazione.
Una pausa.
Una sospensione di giudizio.
Un alibi che permette alle cose di scivolare via come meglio credono senza forzature e senza recriminazioni.
L'estate dura una manciata di giorni, è più una condizione psicologica che non una stagione, per questo motivo lasciarla ci affligge.
La malinconia che ci pervade nel rientro è il dolore di chi si arrende al dover crescere ripetuto ciclicamente.
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