mercoledì 24 settembre 2014

Summertime sadness

Mi sono persa.
Persa nell'estate.

Quella pigra che non ha concesso nulla come una donna che promette.
Quella vera, cercata altrove.

L'estate dal mare blu come infinito.
L'estate che scalda dentro e fuori, secca la pelle e sa di sale.



Il sale deposita, disegnando arabeschi sulla pelle all'uscita dall'acqua, così come il ricordo del sale ne segna linee di taglio a pochi giorni dal rientro. Sono segni di rottura dai quali il mare si cancella, si alza con forza dall'epidermide e ci consegna all'autunno.

L'estate è un periodo di indeterminazione.
Una pausa.
Una sospensione di giudizio.
Un alibi che permette alle cose di scivolare via come meglio credono senza forzature e senza recriminazioni.



L'estate dura una manciata di giorni, è più una condizione psicologica che non una stagione, per questo motivo lasciarla ci affligge.
La malinconia che ci pervade nel rientro è il dolore di chi si arrende al dover crescere ripetuto ciclicamente.


Nessun commento:

Posta un commento