lunedì 13 ottobre 2014

Nessuno mi può giudicare

Giudizio: ovvero l'eterna lotta tra discernimento e sentenza.

Chi ha più giudizio lo adoperi, ma per decidere se usare il senno o meno bisogna decretarsi al di sopra del prossimo.
Io non giudico nessuno! E' impossibile, significherebbe portare avanti una vita senza scelte.

La filosofia definisce il cogito come essenza stessa dell'esistere. Non c'è possibilità di sottrarsi.
Facciamo pace con le responsabilità che derivano dalla facoltà di giudizio andiamo avanti.
In fin dei conti non decidere è già una posizione eloquente.

Io giudico.

Riconosco cosa desidero, quali valori riconoscere e di quali persone circondarmi.

Non accetto la prepotenza, quella fisica di chi si fa svelto per occupare un posto che non gli spetta.
Non mi piace chi già ti ha visto ma s'affretta per tagliarti la strada; chi si accanisce per portarti via anche un centimetro quadro, quando quel piccolo spazio non significa nulla.

Detesto chi non si prende la responsabilità della comunicazione verbale. Chi volutamente sottende per poi giustificarsi dicendo che credeva avessi capito, insinuando anche il sospetto che la colpa possa essere delle tue sinapsi difettose.

Non amo le radiografie di chi si dà, scollatura dopo scollatura senza aver mai condiviso niente più che un sovrabbondante numero di pixel.

Trovo orribile chi passa la vita a definirsi, a vantarsi di un milione di skills espressi in termini anglofoni vuoti come scoregge.

A me basta un gatto, le tue mani che mi spostano i capelli e uno sticazzi pronto all'uso.






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