domenica 6 luglio 2014

Tropicalia

Ad un certo punto della mia vita, ascoltare la radio è diventato fondamentale.

Stavo preparando la tesi ed ero nel mezzo del niente più assoluto, nel punto in cui non sei più sicuro di come ti chiami e sei quasi certo che se tutti gli altri ce l'hanno fatta, tu no.
Passavo le giornate aggrappata ad un gigantesco punto interrogativo, ma accendevo la radio e istantaneamente l'ansia zittiva.
Così per giorni: tutto il palinsesto, comprese repliche notturne.
Ascoltavo, disegnavo poco, ridevo e scrivevo in redazione.

La prima volta che ho parlato con Anna stavo andando a fare revisione di tesi.
Lei si era laureata da poco e io, nel mio ritardo, ero ad un paio di mesi dal traguardo. Ci siamo rincorse al telefono un paio di giorni poi ero lì, a parlare con amici delle mie vacanze a caccia di Beatles.

Ci ho messo un paio d'anni a decidermi ad andare a trovarli questi amici.
Mi sentivo timorosa per tanti motivi. Si trattava di andare nel posto che avevo cominciato a sognare a dodici anni, e già questo era una operazione ad alto rischio; poi, mi dicevo, è il loro lavoro, magari non importa a nessuno quel che ho da dire.
Invece un paio di casualità mi hanno portato dritta in via Massena nel vivo di una cena tropicalista.

[Per chi non ascolta Tropical Pizza, lo slang con cui la ciurma si esprime è una sorta di gramelot autoreferenziale incomprensibile, mentre una volta abbandonata la diffidenza è morbido come un cuscino]

E allora cena con una ventina di personaggi singolari, ognuno dei quali entrato prepotentemente nel mio quotidiano con energia inaspettata.

E' incredibile pensare che un programma radiofonico possa aver cresciuto un materasso di corrispondenze così sentite.
E' fantastico pensare che questo programma sul materasso ci faccia i salti, come i bimbi sul matrimoniale dei genitori, e che si diverta altrettanto.
E' meraviglioso pensare che chi fa il programma, sceso dal letto, non cambi di una virgola il suo approccio alle cose.

Non fraintendetemi, ho usato cuscini e letti per descrivere quanto di più lontano dal soporifero io conosca. Sono pigra io, Anna, Fosca, Aldino, Francesco e Fabrizio non c'entrano nulla.

Io ragazzi vi ammiro.

Prima di tutto perchè fate il mestiere più bello del mondo e lo fate sempre con stile. 
Perchè l'energia che ci mettete tutti i giorni sfonda le casse (o le cuffiette) ed arriva puntuale, meglio del ginseng o la pappa reale. 
Perchè il cuore non ve lo risparmiate mai.
Perchè avete il superpotere di trasformare in rock tutta la musica che passa tra le vostre mani.

Ogni anno, quando Tropical Pizza chiude per ferie mi sento un po' sola.
Quest'anno è il sesto.






Grazie


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