Tanta agitazione è riconducibile all'inserimento della funzione che consente di sapere se il messaggio inviato è stato effettivamente letto dal destinatario.
Gli articoli su blog e siti d'informazione si stanno moltiplicando minuto per minuto, si è corsi ai ripari per capire come aggirare il problema e per negare la certezza al mittente del messaggio; abbiamo stilato decaloghi, consigli, spoiler, alert e chi più ne ha più ne metta (qui i suggerimenti de Il Post) ma a me sfugge ancora una cosa fondamentale: Whatsapp non è nato per recapitare messaggi?
Tutto quello che ci passa per le mani giornalmente è un veicolo per rispondere alla nostra innata necessità di comunicare.
C'è chi pondera cosa condividere.
C'è chi è avido di sé e non concede nulla, ma comunque questa social per mangiare la merda che gli altri spammano.
C'è chi semina tutto il giorno informazioni affatto rilevanti.
C'è chi, nel mezzo, è disorientato, chi si sente affine a persone mai viste e deliberatamente non saluta i ragazzi del campetto.
Ci ritroviamo confusi, impossibilitati a cancellare amicizie social per non scatenare reazioni inconsulte, costretti a ricambiare follow, attentissimi a non lasciare tracce in agguerrite sessioni di stalking.
Abbiamo una rigida etichetta web e nessuna idea di come reagire nella vita fuori dallo schermo; la trasparenza diventa un problema e non dare segnali tempestivi di interazione è inammissibile.
Vogliamo iperconnessione ma non siamo disposti a mettere in gioco niente di personale.
Certe risposte esigono riflessione, il momento giusto o più semplicemente possono aspettare.
E in casi estremi basta il coraggio e la responsabilità di una non risposta.
Ed ora....trash.
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