lunedì 3 novembre 2014

Simply figata

Quando qualcosa funziona è necessario denigrarla a tutti i costi se è commerciale?

Sono della snob-fazione che solitamente preferisce i concerti piccoli di gruppi semisconosciuti che poi crescono ed allora "quando li ho visti io eravamo in dieci".
Per i Kasabian faccio eccezione. E la faccio volentieri. Sabato li ho visti per la settima (!) volta, in occasione del tour di 48:13. E si, li ho visti anche quando non eravamo in tanti a cagarceli.
Però il gruppo continua a spaccare e quindi non mi risparmio.

Per chi non sapesse bene di cosa sto parlando, i Kasabian sono un gruppo britannico che fonde il rock a un'attitudine elettronica da oramai una decina di anni.
Sono Serge Pizzorno e Tom Meighan. Insieme, in due e sono una macchina perfetta.
Si, tecnicamente on stage la formula è arricchita, ma il cuore, lo show e l'intuito è affidato a questi due trentenni di Leicester (si pronuncia Les-tah).


(Serge nel 2012 a Ferrara, direttamente dal mio IG)

Dal vivo la band trasmette una botta di energia non indifferente. Il live è serrato, la scaletta si snoda rapida tra ballate e rock con una digressione al limite della denz. Si salta, si suda, si poga, anche se non nella tribuna di cui sono rimasta prigioniera [mai più tribuna, grazie].





Quel che vorrei scrivere oggi, più che una rece del concertone, è un'ode all'occhio di falco del buon Sergio-Serghio Pizzorno e all'agenzia di comunicazione che supporta il gruppo.
Torniamo a Les-tah ed al fonema che compare sulla t-shirt di Serge durante la performance di Glastombury lo scorso giugno; sin dal video di Eeh-ze (altro fonema) abbiamo visto lo skinny-capellone in abbinata di skeleton jeans e maglietta bianca con scritta. E questo a quanto pare è il leit motiv che porta in tour il bel front man.
La cosa assai sorprendente, lungimirante ed assolutamente ruffiana dell'outfit dei Kasabian -sul quale altrimenti non mi sarei mai pronunciata- è la scelta di una serie di vocaboli in lingua a seconda della località ospite della data.
Sabato sera a milano è stato figata, un messaggio, un hashtag e molto altro.


tratto da qui


Figata è una gag, una assonanza nata dalla pronuncia brit del forgotten, che si ripete nel ritornello di Days are forgotten, singolo di lancio di Velociraptor, penultimo album della band; è un tormentone nato e cresciuto sulle frequenze di Radio Deejay e poi riferito e commentato con la band (qui).
"When we are in Italy we're gonna start singing like that" parola di Serge mantenuta alla grande durante il concerto del 1 novembre a Milano, e concetto rafforzato dallo stesso chitarrista che durante l'esibizione di Assago ha sfoggiato proprio una tee con scritto figata.



Ok. A me Goodbye Kiss non fa impazzire. Non mi fanno impazzire gli escamotage per portare dentro alla musica influenze talmente diverse da far affezionare fruitori di generi troppo diversi (si potrebbe definire renzianismo) e in realtà non impazzisco neppure per i nuovi arrangiamenti dei vecchi singoli con gli archi. Però ai Kasabian si vuole bene.

Si vuole bene ai canuti parenti di Serge, arrivati da Albissola qualche minuto prima dell'inizio del concerto, muniti di letture varie per "farsela passare". Si vuole bene agli auguri di compleanno alla mugliera del chitarrista declamati in un italiano malfermo e del tutto simile a quello del cinese da asporto sotto casa -a proposito, vi siete mai chiesti quante volte cada il compleanno della moglie di un musicista in un anno?-. Si vuole bene alla coda da border collie, attaccata agli skeleton-skinny-jeans che fa tanto calci in culo e l'istinto di tirarla per vincere un altro giro è forte.











Nessun commento:

Posta un commento