domenica 1 dicembre 2013

Home, again.

La casa è la genesi dei punti cardinali.
L'origine e la fine del viaggio.
Il punto esatto dal quale inizi ad esistere e pian piano ti fondi con tutto il resto.
Non parlo di luoghi fisici.
Parlo di condizioni mentali.
Di un nocciolo solido che risiede nel profondo, chissà da quale parte, sfogliando strato dopo strato, cellule morte, tessuti e tutte le diavolerie a base carbonio che ci compongono.

La casa è costruzione, o ricostruzione.
Bisogna essere solidi, avere buone fondamenta e rimboccarsi le maniche per tutte le volte che qualche stupido evento ti porta dritto a passare dal via.
Certo, le ventimila o il buono per l'uscita di prigione nella vita vera non ci sono mai.
Allora ti ritrovi contemplativo, tra queste quattro mura mentali, a dirti che, cazzo, era un  bel po' che non passavi da casa.
Che quelle pareti che tu stesso hai messo giù con le tue regole così inflessibili, avrebbero ora bisogno di una mano di bianco. Forse ci vorrebbe più luce, nelle ristrutturazioni è sempre la risposta giusta. 



La verità è che tutto cambia. 
Per quanto sono propensa al cambiamento io, neppure una roulotte sarebbe una soluzione abbastanza flessibile.

La verità è che faccio sempre in modo di restarmene in balia delle correnti. A godere dal caldo, a rabbrividire con il freddo, a seguirne i flussi rimanendo spaventata ogni volta che mi accorgo di essermi spinta troppo a largo.

La verità è che se volessimo avere la percezione esatta di tutte le risposte in anticipo, da quella casa non usciremmo mai. E allora saremmo tartarughe o lumache in letargo.

Bisogna ballare. Bisogna stancare le gambe. Bisogna allenare il fiato.

Credo di dover passare da casa.
Che le chiavi tanto le trovo.
Ho bisogno di dare uno sguardo ad un paio di cose, svuotare lo zaino per ripartire leggera.




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