martedì 3 dicembre 2013

Radio Heart

Fin da quando ero molto piccola, la scatola delle meraviglie è stato elemento più che presente nelle mie giornate.
Mio nonno aveva una radio tascabile che si portava addosso ogni volta che scendeva nella vigna.
[in realtà ne comprava continuamente perchè finivano immancabilmente a terra].
Mio padre ha sempre avuto una radio accesa affianco alla sua scrivania.
E io ricordo il momento preciso in cui ho acceso la mia.

Era un sabato pomeriggio di fine gennaio.
Casa mia stava per essere presa d'assalto da un branco di mocciosi di seconda elementare accorsi a festeggiare mio fratello. Io, ormai troppo cresciuta per interessarmi a tale pochezze, mi ero rifugiata in camera, e per darmi un tono ancor più adulto (avevo 12 anni), decisi di ascoltare musica.

Clip. Zwiiiss. Shhh.
Parole.
Parole.
Whatever - Oasis.
Parole.

Questo è stato l'inizio di un fidanzamento ancora in corso, con la mia radio.
Abbiamo percorso tutti gli stadi amorosi.
La cassettina, su cui registravo in corsa le canzoni che preferivo decapitando brutalmente l'intro o il lancio dello speaker di turno.
La cassettina, che riascoltavo mettendo in pausa ogni 3 secondi mentre riscrivevo una personalissima interpretazione del testo dall'alto del mio inglese di seconda media.
Le lettere, le cartoline, i fax che spedivo incessantemente per mettermi in contatto con quel mondo.
L'ascolto serale, in cuffia, col walkman della Sony ricevuto in regalo per la mia prima comunione.


L'ascolto serale è quanto di migliore esista da sempre.
Mi accanivo su Cordialmente Pista di Lancio, proibitissimo per i contenuti osè e per l'orario tardo.
Scivolavo dentro al letto portando le coperte sopra la testa.
La maggior parte delle volte mi addormentavo consumando le pile e stampandomi in volto l'antiergonomico segno della cuffia Sony.

Poi io (e la radio) siamo cresciute.
Per un po' non ci siamo neppure frequentate.
Ma inaspettatamente ci siamo riprese.
Ed è stato ancora amore.

Fino a quando ho pensato che, alla fine, la radio l'avrei anche potuta fare.
Un giorno, davvero dal niente, ho bussato ad una porta e mi sono proposta.
"Perchè vorresti fare radio?"
"Perchè non esiste altro che mi renda così felice".

Che risposta idiota.
La più idiota ma anche la più spontanea e sentita che avrei potuto dare.
Tant'è che sono quattro le stagioni d'amore che segnano la nostra unione.







Nessun commento:

Posta un commento